- Pubblicata il 30/04/2020
- Autore: Romanoenzo
- Categoria: Racconti erotici incesto
- Pubblicata il 30/04/2020
- Autore: Romanoenzo
- Categoria: Racconti erotici incesto
Mia suocera non me l'ha data terza parte - Abruzzo Trasgressiva
Come vi ho confessato nel precedente racconto (mia suocera non me l’ha data seconda parte), dopo l’episodio dello sgabuzzino, mi ero fissato: volevo fottere a tutti i costi mia suocera (ancora non vi ho detto il suo nome: Rosa, il marito la chiama Rosina) . Ripeto non era una gran fica, per carità una donna di 61 ancora tonica: media altezza, seno medio-grande ma ancora abbastanza sostenuto, fianchi e culo generoso, gambe robuste, ma tutto ancora bello sodo, capelli neri (ogni tanto si faceva la tintura) e lunghi. Oramai il mio era diventato un chiodo fisso, volevo scoparla soprattutto per fare uno “sgarbo” a mia moglie, per punirla del fatto che quasi sicuramente nel periodo natalizio precedente si era fatta fottere dal suo ex. Quest’idea dello sgarbo a mia moglie alimentava l’eccitazione. Mancavano solo 4 giorni alla fine delle vacanze al mare, e non riuscivo ad immaginare come fare. C’era sempre qualcuno tra i piedi, o il marito, o i miei bambini. Mia moglie (Giuseppina, preferiva essere chiamata Giusi) invece stava poco in casa, lei era un lucertolone, le piaceva stare ore ed ore stesa al sole, anche senza fare il bagno. Cominciavo a credere che non ci sarebbe stata nessun’altra occasione per stare un po’ solo in casa con la suocera; questo fatto mi rendeva irrequieto, nervoso. Le uniche cose che mi riuscivano di fare, quando il suocero era distratto, era di toccarle il culo o di sfiorarle il seno. Lei sempre apparentemente imperturbabile, non mostrava nessuna reazione, anche perché io la toccavo in tutta sicurezza, quando il marito o i bambini, pur stando in casa non potevano vederci.
Non ci speravo più, quando a due giorni dalla fine di permanenza al mare si creò un’occasione favorevole. I bambini erano stati invitati per il tardo pomeriggio ad una festa di compleanno di un amichetto con cui giocavano in spiaggia, che abitava a 3-400 m da noi. Verso le 16:00-16:30 mia moglie i bambini e la suocera rientrarono in casa, io mi trattenni ancora in spiaggia, mentre il suocero era rimasto in casa. Chiaramente i bambini sarebbero stati accompagnati dalla mamma, ma in casa restava sempre il suocero, quindi io non ci pensai nemmeno e mi trattenni in spiaggia fino alle 18:00 circa, poi rientrai; lo stabilimento che frequentavamo era a circa 300 m da casa.
Rientrando nel cortiletto del condominio incrociai mio suocero.
Salvatore dove vai, gli chiesi e lui mi disse che stava andando ad una bocciofila per fare qualche partita con alcuni suoi amici. Poi aggiunse che mia moglie e i bambini erano appena usciti e che lui prima delle 20:00 20:15 non sarebbe rientrato.
Non mi sembrava vero, improvvisamente si stava materializzando l’insperata occasione. Percorsi i 30 -40- m del cortiletto con il cuore che cominciava ad accelerare, poi mi dicevo di stare calmo, tanto avrei avuto almeno un’ora e mezza di tempo per cercare di fottere la suocera. Non aveva scampo, pensavo. Nel tragitto fino al terzo piano, senza ascensore, mi accorsi che al solo pensiero di ritrovarmi solo con mia suocera mi ero già arrapato: avevo il cazzo duro sotto i pantaloncini, e si notava, lo coprivo con il telo da mare per evitare che qualche passante lo notasse.
Entrai in casa, io avevo con me un mazzo di chiave; ne avevamo due, entrando mi accertai che anche l’altro mazzo fosse dentro: era cosi.
Mia suocera in quel momento era nella stanza dei bambini che metteva ordine, non fu sorpresa di vedermi, mi disse che il suocero era uscito per andare in bocciofila, io risposi di saperlo perché lo avevo incrociato nel cortiletto, aggiunsi che mi aveva detto che non sarebbe tornato prima delle 20:00-20:15. Poi le chiesi quando erano usciti mia moglie ed i bambini, lei mi rispose da circa mezza ora, io di rimando sottolineai che anche loro prima delle 20:00 certamente non sarebbero rientrati, quindi per almeno una ora e mezza saremmo stati soli. Lei non rispose niente.
Poi aggiunsi: i due mazzi di chiavi sono tutte e due dentro.
Questo per sottolineare che al rientro, sia mia moglie con i bambini, sia mio suocero, avrebbero dovuto suonare prima al citofono del cancello d’entrata del cortiletto condominiale, poi il citofono del portone della palazzina in cui abitavamo noi. Quindi se ci fosse stato un rientro improvviso, avremmo avuto il tempo per sistemarci.
Il fatto di trovarmi da solo in casa con lei mi arrapava moltissimo, volevo saltarle addosso, ma poi mi dicevo stai calmo, hai tempo, se ti agiti troppo appena le metti le mani addosso perdi il controllo, e non ottieni il risultato sperato. Invece devi gestire la cosa con calma, la devi convincere a darti la fica con la seduzione, non la devi spaventare, la devi prima tranquillizzare, poi eccitare e quindi fotterla. Solo se stai calmo ci puoi riuscire. Questo mi ripetevo.
Mi avvicinai e le dissi che andavo a farmi una doccia, quindi mi avviai in bagno. Feci scorrere l’acqua calda, nonostante fosse estate; la doccia calda mi rilassa e conoscendomi so che più sono rilassato più controllo bene i miei impulsi sessuali. Mentre mi facevo la doccia avevo il cazzo sempre in tiro, da una parte ero tentato di spararmi una sega per fare abbassare la libido e quindi rinunciare alla cazzata che stavo facendo, da l’altra mi dicevo che la dovevo scopare ad ogni costo. Prese il sopravvento la seconda ipotesi. Finita la doccia, uscii dal bagno con un telo che mi copriva solo dai fianchi fin sopra le ginocchia. Preciso che all’epoca avevo un bel fisico tonico, frequentavo una palestra 2-3 volte a settimana e quando potevo giocavo a calcetto, quindi abbastanza tonico, asciutto, anche con qualche muscolo scolpito e gambe e glutei durissimi.
Rosa si era spostata nella stanza da letto dove dormiva con il suocero, era una stanza esposta al sole pomeridiano, per cui il pomeriggio le serrande stavano abbassate, la ritrovai intenta a sistemare i cassetti del comò.
Andai in cucina e preparai due bicchieri di aperitivo, prosecco; ritornai verso la stanza e avvicinandomi da dietro con molta calma le dissi:
Rosa ho preparato anche per te un bicchiere di prosecco, so che ti piace.
Lei: mettilo qui sul comò dopo aver finito di sistemare lo bevo, grazie.
Lei sempre apparentemente impegnata a sistemare i panni nei cassetti, continuava a darmi le spalle. Allora mi sono avvicinato e le ho detto: bevi prima il prosecco, se no si scalda e non è più buono, poi finisci di sistemare.
Speravo che il prosecco la rendesse più rilassata e con le difese meno rigide.
Ha preso il prosecco e sempre dandomi le spalle l’ha bevuto con due lunghi sorsi, poi io ho allungato una mano per riprendere il bicchiere, non ho perso l’occasione per accarezzare e soffermarmi un attimo sulla sua mano. Già solo quel contatto faceva aumentare il mio arrapamento.
Io ripresi a sorseggiare con calma il prosecco stando dietro di lei, cercavo di capire il suo stato d’animo dal suo sguardo riflesso nello specchio del comò, ma niente: manteneva sempre lo sguardo basso, verso la cassettiera. Finito il prosecco e posato il bicchiere mi sono avvicinato a non più di 15 cm da lei, fermo senza toccarla o sfiorarla, avevo acquisito una calma che non pensavo di possedere; il pensiero di avere un’ora abbondante a disposizione mi rendeva calmo. Quella situazione mi piaceva, pensare a mia suocera come a un animale messo all’angolo senza possibilità di scampo e l’idea di poter controllare la situazione mi eccitava ancora di più, il mio cazzo sotto il telo formava un puntone, ma riuscivo a contenerlo con la volontà, non era da me quella calma.
Con voce calma e bassa le dissi: Rosa vedi che abbiamo almeno un ora tutta per noi; non ti preoccupare, ricorda che se dovessero tornare improvvisamente, devono citofonare prima al cancelletto del cortile e poi al portone, quindi avremmo abbastanza tempo per ricomporci. Senza aggiungere altro. Lei non rispose. Rimasi in silenzio e fermo per almeno 2 minuti dietro di lei che restava ferma mentre girava e rigirava i panni nel cassetto apparentemente senza logica, come se si aspettasse che da un momento a l’altro io le saltassi addosso. L’atmosfera di eccitazione che mi pervadeva mi faceva sembrare di stare dietro ad una donna molto bella e sensuale, anche se no era così, la sensualità in qualche modo non le mancava, ma bella non era.
Cominciai ad accarezzarle le spalle nude (portava un prendisole con le bretelline), ma senza toccarla con il mio corpo, poi scendevo lungo le braccia e risalivo, con una calma olimpica. Lei sempre con lo sguardo basso.
Non so, ma penso che avrò accarezzato le sue spalle e le braccia senza fermarmi per oltre 5 minuti. Ero calmissimo, con le mani sono risalito sul collo e sulla nuca, ho sollevato i capelli con una mano mentre con l’altra le accarezzavo lentamente la nuca, a quel punto ho notato che le sue mani si erano fermate e le aveva appoggiate aperte sul pianale del comò, ma sempre con lo sguardo basso. A quel punto ho fatto uno scatto in avanti con il mio bacino per farle sentire il cazzo duro: non so, forse perché l’avevo un po’ sbilanciata, lei istintivamente ha allargato un poco le gambe e inarcato un po’ il bacino all’indietro, ma sempre con lo sguardo basso. Questo suo piccolo movimento aveva fatto si che il mio cazzo si posizionasse meglio in mezzo alle sue chiappe abbondanti e sode. Contemporaneamente continuavo a massaggiarle il collo e la nuca, ero eccitatissimo. Mi sono avvicinato con la bocca cominciando a baciare il collo e le ho detto: Rosa hai un buon profumo e il sapore della tua pelle mi arrapa molto, quanto vorrei entrarti dentro.
Lei sempre apparentemente impietrita, immobile. Ho cominciato a mordicchiare il collo e baciarla sotto l’orecchio, poi sollevando bene i capelli ho dato un morso deciso alla base della nuca, solo a quel punto ho avvertito un suo piccolo fremito, ho continuato con più forza a sollevare i capelli e a mordere sotto la nuca (come fanno i felini quando si accoppiano) e ho notato che pur immobile stringeva i pugni: cominciava ad eccitarsi, ne ero sicuro.
A quel punto le ho sussurrato: ho capito ti piace essere presa come una gatta, anzi come una leonessa, e dicendo questo le ho afferrato i seni, mentre continuavo a morderla sul collo e sotto la nuca. Solo allora mi sono accorto che aveva anche i capezzoli turgidi. Mentre le strizzavo forte i seni le ho detto con decisione : adesso mi fai fottere. Solo a quel punto ha alzato lo sguardo e guardandomi attraverso lo specchio mi ha detto: fottere, Enzo, te lo scordi, piuttosto faccio come Santa Maria Goretti.
Sicuro? Ho risposto io. E ho lasciato i seni e ficcato la mano in mezzo alle cosce: c’era un fuoco e aveva l’abbondante peluria umida. La prova che si stava eccitando, questa circostanza mi ha dato più coraggio.; L’ho girata verso di me e le ho aperto il prendisole (si chiudeva in avanti con bottoncini a pressione) e strappandole letteralmente il reggiseno le ho detto: poi te ne regalo uno nuovo. Lei non partecipava attivamente, ma si percepiva che era molto eccitata.
Volevo giocarmi il tutto per tutto, anche il ricatto. Mentre con avidità la baciavo, la leccavo e mordicchiavo, le ho sussurrato: cosa succede se tuo marito sapesse che tu sai di tua figlia ed il suo ex?. Lei mi ha guardato negli occhi e mi ha detto: sono convinta che non lo farai mai.
Aveva ragione.
Ho cambiato strategia: lo sai che con tua figlia è da natale scorso che non scopiamo?
Lei: fai male.
Lo sai che sono stato spesse volte a puttane e mentre me le scopavo pensavo a te? (non era vero, ma volevo vedere la sua reazione), mi facevo fare bocchini e mentre gli venivo in bocca immaginavo la tua faccia.
Sei un porco depravato, non ti vergogni?, sono la madre ti tua moglie.
Ed io: si sono un porco depravato, e proprio perché sei la mamma di mia moglie mi arrapo di più, ti voglio fottere, fottere come si fotte una cagna, anzi una leonessa, almeno una volta, tanto dopodomani andate via e non ci vedremo per chi sa quanto tempo.
No. Ficcare no, ha risposto.
Ho ripreso a baciarla e morderla con foga sul collo. Lei mi ha fermato dicendo che potevo lasciare segni sul collo, allora l’ho rigirata con decisione, le ho afferrato i capelli formando una coda, li ho sollevati con forza e ho ripreso a mordere con più decisione sotto la nuca, mentre le stringevo le tette. Con i morsi sotto la nuca eventuali lividi sarebbero stati coperti dai capelli, le ho detto. Mentre continuavo a mordicchiare sotto la nuca, mi sono tolto il telo; il mio cazzo, pur non molto grosso (appena 17 cm, ma in compenso due coglioni abbastanza grandi che mi garantiscono un’ottima riserva) mi sembrava un cazzo maestoso tanto era duro e teso verso sopra. Mi sono accorto che ha cominciato a gemere, continuando a stringere i pugni. Ad un certo punto un mano l’ha portata all’indietro verso il mio culo e ha cominciato a stringere con forza una chiappa, più mordevo forte sotto la nuca più stringeva la mia chiappa. Ho provato a strappare le mutande (tipo culotte), ma lei con forza si è opposta, ripetendo: no, le mutande non le tolgo. Fottimi così in mezzo alle cosce e alle chiappe, cerca di godere così stronzo così finisce sta storia, lu sticchio (fregna) non te lo do, mi dovresti ammazzare per averlo. Sei un depravato, depravato, depravato, ripeteva ma con voce spezzata, soffocata dall’eccitazione.
Mi sono rassegnato e non ho più cercato di togliere le mutande. Anche perché l’alternativa era di doverla prendere con la forza, e a questo non volevo e dovevo arrivare. L’ho rigirata verso di me, ormai io completamente nudo, lei solo in mutande in piedi davanti a me. Il mio corpo orami era tutto un fremito e desiderava ardentemente il suo. Ho cominciato a baciarla con foga in bocca, era la prima volta, prima ha resistito, poi ha partecipato attivamente dandomi la lingua; il mio cazzo sembrava volesse sfondare le sue mutande. Lei si è avvinghiata alle mie chiappe e le stringeva con forza, affondava le unghie tanto da farmi male. Ad un mio lamento mi disse, se lascio i segni poi copri con il costume. Il fatto che mi strapazzava le chiappe mi eccitava moltissimo, e stantuffavo in mezzo alle cosce e sulle mutande con violenza sempre crescente.
A quel punto le ho detto: il cazzo dentro di te no, ma almeno la mano e con decisione ho ficcato la mano nelle mutande e ho puntato alla vagina. Ha cercato di resistermi stringendo le gambe, io ho esercitato un po’ di pressione con forza e lei dopo poco ha ceduto allargando le gambe. Con impeto le ho ficcato prima uno dito poi due dita dentro, era caldissima, bagnata, provavo una sensazione indescrivibile, mentre la sfondavo con le dita la baciavo sul seno, nel contempo lei mi diceva porco, depravato, marcirai all’inferno, ma nello stesso tempo mi strapazzava il culo, gemeva. Ormai stavo per venire, non so perché istintivamente le ho preso una mano che stringeva le mie chiappe e l’ho guidata più direttamente verso il mio buco del culo. Lei ha intuito il mio desiderio più o meno istintivo e inconscio e ha cominciato a ficcarmi un dito nel culo. Per me è stata una scossa (ho avuto un flash, ricordi di due episodi, uno della mia infanzia e l’altro di gioventù tutti e due con una mia cuginetta, che mi hanno collegato a quell’eccitazione anale). La suocera era ormai fuori controllo anche lei, percepiva che il dito in culo mi eccitava e spingeva sempre più forte, mentre la sua vagina sotto i colpi delle mie dita ha cominciato a pulsare, lei emetteva mugolii convulsi, e ripeteva: cosa mi fai fare, cosa mi fai fare, cado nel peccato. Penso proprio che stava venendo. Dalla mia bocca sono uscite queste parole: due, due, cazzo due dita, mettine due. Ha messo nel mio culo due dita spingendo forte. In quel momento ho avuto un orgasmo violento in mezzo alle sue gambe in corrispondenza della fregna protetta dalle mutande.
Mentre finivo di eiaculare l’ho fatta inginocchiare con forza e gli ho messo il cazzo ancora duro e sporco di sperma in bocca, dicendo: la fica no ma almeno la bocca.
Lei mi ha guardato dicendo: ma poi finisce qui?
Io ho esitato e ho risposto, poi discutiamo di questo, adesso spompinami.
Allora ha cominciato a leccare e spompinarmi, mentre mi faceva il bocchino le ho detto: vedi Rosa, ho ragione io, tua figlia ha preso da te, sei brava a fare i pompini, come le prostitute che ho frequentato. Non sono passati che 2-3 minuti sono venuto di nuovo, costringendo mia suocera ad ingoiare il mio sperma, e quello che traboccava l’ho spalmato sul seno e sulla pancia, poi mi sono fatto leccare le dita, anch’esse sporche di umori suoi e miei, lei sembrava gradire.
Rosa mi ha guardato e dicendomi sei proprio un porco, mi ha esortato a fare in fretta a ricompormi, perché potevano arrivare gli altri da un momento a l’altro.
Sembrava fosse passato un sacco di tempo, era passata solo mezza ora.
Senza dire parola sono ritornato sotto la doccia e sono rimasto un bel po’. Abbiamo avuto il tempo di risistemarci e riprenderci. Io per rilassarmi mi sono preparato un altro aperitivo .
Non ci siamo detti nulla. Solo lei, prima che rientrassero mi ha detto: mi prometti che finisce qui? Io non le ho risposto. Poi lei mi ha ancora detto: mi prometti di non lasciare tua moglie e di riprendere i rapporti intimi?
Non lo so, adesso sono troppo confuso, ne riparliamo più tardi, adesso lasciami perdere.
Mio suocero è rientrato come previsto verso le 20:00, mia moglie e i bambini verso le 20:30, abbiamo cenato normalmente, e poi sul tardi tutti a letto.
Io non riuscivo a prendere sonno, ripercorrevo con la mente tutto l’accaduto con mia suocera, non avevo più sensi di colpa, ma capivo che la storia doveva finire, altrimenti sarebbe potuto succedere un guaio grosso, con serie conseguenze sui bambini ed il mio rapporto con loro. Poi ripensavo alle parole della suocera, sia circa la richiesta di smetterla che di riprendere a fare sesso con mia moglie. Sulla prima richiesta ero titubante ma consapevole che sarebbe stato meglio chiuderla li; sull’altra, ancora non avevo nessuna intenzione di riprendere a scopare con mia moglie, ero ancora troppo incazzato, ancora non l’avevo “punita” abbastanza. Prima di riprendere i rapporti intimi doveva ancora pagarla, ma come? mi chiedevo. Con sua mamma, anche se non me l’ha data, praticamente ho fatto sesso, cos’altro potevo fare per fargliela pagare?
Tuta la notte mi tormentai con questi pensieri, poi, sapevo che una risposta alla suocera comunque avrei dovuto dare. Tormentato da questi pensieri, a notte fonda mi si è accesa la lampadina: avevo trovato come chiudere in bellezza con mia suocera e “punire” ancora di più mia moglie.
Decisi che il giorno seguente, ultimo giorno di permanenza al mare, avrei detto alla suocera che per chiudere la partita doveva succedere ancora una cosa: io la notte avrei ripreso a fare sesso con mia moglie e bisognava organizzare in modo che lei, mia suocera, doveva assistere al nostro amplesso. Io avevo già in mente il modo di attuare il piano senza che mia moglie si accorgesse di essere osservata dalla mamma. Era abbastanza semplice; spesse volte con mia moglie, quando i rapporti intimi erano buoni, quando facevamo sesso le piaceva essere bendata e talora contemporaneamente legata, così lei mentre veniva posseduta poteva immaginare di trovarsi anche con uno sconosciuto; questa situazione la eccitava moltissimo e a me non dispiaceva affatto, non mi sentivo cornificato. Quanto al suocero, quello normalmente quando dormiva non lo svegliavano nemmeno le cannonate, nell’occasione per stare più tranquilli gli avrebbe sciolto in qualche bevanda una mezza pasticca che prendeva mia suocera quando soffriva d’insonnia.
Se la suocera avesse accettato queste condizioni, io le avrei garantito di non molestarla mai più. L’idea mi sembrava fattibile ed ero già eccitato al pensiero.
Il giorno seguente appena avrei avuto la possibilità di stare solo con la suocera le avrei spiegato le mie condizioni ed il piano, non avevo tempo per convincerla. Lei ci doveva pensare e se avesse accettato, per farmelo sapere o me lo diceva direttamente se ci fosse stata occasione di stare soli un attimo, oppure la sera, dopo cena lei avrebbe offerto a me ed il suocero un amaro, quello sarebbe stato il segnale che lei aveva accettato, quindi la notte intorno all’una, quando vedeva la luce dell’abat jour della nostra camera da letto accesa, doveva avvicinarsi e cominciare a guardare il nostro amplesso fino a quando io non le avrei fatto segno che poteva bastare.
Se lei non avesse accettato non avrei ripreso a fare sesso con mia moglie e soprattutto non l’avrei lasciata in pace.
L’occasione per farle la proposta si è presentata la mattina: stavamo andando in spiaggia io mia moglie ed i bambini: mia moglie e i bambini avanti, io e la suocera dietro di circa 50-60 metri. Le ho spiegato il tutto, rassicurandola che comunque la figlia non si sarebbe accorta di essere osservata da lei. Prima di cena o immediatamente dopo, avrebbe dovuto farmi sapere se si o no, perché io mi dovevo organizzare al riguardo. Lei mi ha detto: sei pazzo ed il solito pervertito. Io ho risposto che le condizioni erano quelle, se voleva che la lasciassi in pace per sempre, e che non mi avrebbe dovuto rispondere subito ma come detto prima, entro la serata.
Io, in ogni caso, prima di sera mi sarei procurato gli oggetti che servivano per attuare al meglio il mio programma.
La sera , ci sono stati anche momenti prima di cena in cui ci siamo trovati soli io e mia suocera, ma nulla, non mi ha detto nulla, abbiamo cenato normalmente. Ormai la cena era finita ed io ero rassegnato che non sarebbe successo niente, quindi mi sono alzato mogio mogio e avviato nel salotto per vedere la Tv, mio suocero mi ha seguito; mia moglie e mia suocera si sono messe a sistemare e lavare i piatti. Dopo circa 15-20 minuti, si è presentata in salotto Rosa con una bottiglia di amaro siciliano e due bicchieri, dicendo: visto che questa è l’ultima sera che stiamo insieme fatevi un bell’amaro e rivolgendosi al marito: Salvatore, tu senza esagerare però, perché già hai bevuto un bel po’ di vino.
Improvvisamente mi sono ringalluzzito. Dopo un po’ ho proposto di farci tutti una passeggiata sul lungo mare, così i bambini ne avrebbero approfittato per andare l’ultima volta sulle giostrine, e noi magari prendere un gelato. Hanno accettato tutti con piacere, tranne il suocero che prima ha fatto un po’ di resistenza, ma poi la suocera l’ha convinto. Una volta sul lungo mare abbiamo fatto come programmato, dopo circa una ora, ormai potevano essere le 22:00 22:30, abbiamo deciso di rientrare, è stato a quel punto che ho detto ai suoceri: vi dispiace se io e Giusi ci tratteniamo ancora un po’. Non c’è problema hanno risposto quasi contemporaneamente i suoceri.
Allora bambini, rientrate con i nonni, mi raccomando lavate bene i denti e dritti a letto, ho detto io.
Mia moglie mi ha guardato un po’ stupita, sorpresa, ma si vedeva che era compiaciuta.
Quindi si è messa sottobraccio e abbiamo continuato a passeggiare e per circa 10 minuti nessuno di noi ha aperto bocca, poi io le ho detto: ti va se andiamo sulla battigia a bagnarci i piedi, c’è anche una bella luna stasera e il mare è calmissimo. Lei ha risposto semplicemente si. Arrivati sulla spiaggia ci siamo tolti le scarpe e siamo entrati in battigia fino a bagnarci fin sotto le ginocchia; l’acqua era calda, il mare era una tavola e la luna si rifletteva formando increspature di luce sul mare. Dopo poco mi sono avvicinato a mia moglie di lato le ho messo un braccio sui fianchi, senza dire parole. Ricordo che ero un po’ imbarazzato. Lei mi ha chiesto: che ti succede, come mai questa affettuosità? Io sempre senza dire nulla continuavo a cingerla su di un fianco, dopo pochi secondi sono salito con la mano sotto il seno sfiorandolo appena. Sentivo il suo cuore battere forte ed il suo respiro un po’ in affanno. Anche il mio respiro non era proprio regolare. Allora lei mi ha chiesto: cosa ti succede? Ed io: ti desidero. Lei: io aspetto da mesi questo momento, ti devo però prima spiegare, fammi spiegare. Io l’ho interrotta dicendo: non dire nulla, sono disposto a riprendere i nostri rapporti intimi a due condizioni, la prima che non ne dobbiamo più parlare, di quello che è successo a natale e di quello che è successo o non è successo dopo, non ne dobbiamo parlare; la seconda condizione: questa notte guido io le danze, devi fare tutto ciò che ti dirò senza opporti, dico tutto, ti preciso che non ti chiederò niente che non abbiamo già fatto in passato. Queste sono le mie condizioni.
Lei: ma io volevo spiegarti.
No, non dobbiamo parlare del passato, questa è la condizione imprescindibile e poi, ripeto, questa notte devi fare tutto quello che ti chiedo, altrimenti si torna a come prima: separati in casa.
Va bene, disse lei, se questo serve a farti tornare da me, va bene così. Sai, mi sei mancato tanto, ti desidero da morire, appena mi hai messo la mano sui fianchi il mio cuore si è messo a battere forte e una vampata di calore mi ha assalito. Questa notte faccio tutto quello che mi chiedi, se ti va cominciamo adesso, qui sulla spiaggia.
Scoperesti sulla spiaggia? Vedi che non siamo lontani dal lungomare, la gente che passeggia ci potrebbe vedere.
Non importa, Enzo per te lo farei.
Allora togliti il vestito. Lei non si fatta ripetere la cosa due volte e si tolta il vestito, restando in mutande e reggiseno.
Adesso togli il reggiseno. Ha subito tolto il reggiseno.
Adesso le mutande. Fatto.
A quel punto ho preso mutande e reggiseno e li ho messi nel marsupio che portavo con me, dicendo: questi li tengo io, adesso rimetti il vestito e andiamo a casa, la nostra stanza da letto sarà il teatro della tua completa disponibilità. Ci siamo avviati verso casa, mi ero accorto che nel frattempo avevo riconquistato la calma, non ero più agitato e cominciavo ad eccitarmi.
Arrivati nel vialetto del condominio, prima di entrare nel portone della nostra palazzina, l’ho trascinata in una zona d’ombra e rigirata di faccia al muro, le ho fatto appoggiare le mani alzate sul muro e allargato le gambe il più possibile, quindi le ho messo le mani sotto il vestito in mezzo alle cosce, ho accarezzato l’interno cosce sfiorando appena la vulva (lei a differenza della mamma tiene la fica sempre ben depilata), mia moglie cominciava a gemere, quindi ho cominciato a massaggiarle le grandi labbra e la vagina; era già tutta bagnata.
Lei a quel punto mi ha chiesto: che vuoi fottermi qua?
No, ho detto io, solo darti un assaggio e le ho ficcato due dita nella fregna e ho cominciato a stantuffarla Era abbastanza arrapata, ormai. Io la conoscevo bene, quando il suo grado di arrapamento raggiungeva un certo livello, non si controllava, era disposta a tutto e non si fermava se prima non veniva soddisfatta. Ecco quel livello di arrapamento ancora non l’aveva raggiunto, ma lo stava per raggiungere. Ho continuato così per un po’, quindi ho smesso e siamo saliti in casa.
Siamo entrati in casa cercando di non fare rumore; per fortuna dormivano tutti, tranne la suocera, speravo io.
Siamo entrati nella stanza da letto e abbiamo accostato la porta alle spalle, senza accendere la lampadina, c’era abbastanza luce proveniente dalla serranda semiabbassata.
Ci siamo fermati in mezzo alla stanza guardandoci negli occhi e senza dire nulla, lei evidentemente eccitata a voce bassa mi ha detto: su dai scopami fai quello che vuoi e stava per togliersi il vestito.
Ferma, ho sussurrato io, non togliere il vestito adesso, solo quando lo vorrò io. Ricorda che il gioco lo devo condurre io. Ok. Ha risposto lei.
Tu cosa vorresti che ti facessi le ho chiesto. Lei: deicidi tu, fai quello che ti va, sono così eccitata che sto bruciando. In che senso bruci, le ho chiesto. Lei: hai capito, la passera mi brucia, tu l’hai accesa adesso spegnila, faccio tutto quello che vuoi purché la spegni. Potresti arrangiarti da sola ho replicato io. Lei: è questo il tuo piano? Chi sa? ho risposto. Quindi sono andato verso il tiretto del comodino al lato del letto dove dormivo, la sera avevo messo un fular scuro per bendarla e le cinte di stoffa del mio e del suo accappatoio per, eventualmente, legarla.
Ho preso il fular e mi sono avvicinato a lei in piedi vicino alla spalliera ai piedi del letto. Ecco, adesso inizia il mio piano: per prima cosa ti bendo, ricordo che a te piace. E poi? Ha chiesto lei. E poi vedremo, strada facendo vedremo. Da dietro le ho stretto bene il fular ripiegato più volte e largo abbastanza perché non potesse vedere nulla. Lei ha accettato in silenzio. Quindi io ho cominciato a baciarla sul collo, cercando di mantenere la calma per controllare l’eccitazione al fine di fare bene il tutto. A differenza di sua mamma, mia moglie porta quasi sempre i capelli corti, soprattutto quando si sta al mare perché sono più facilmente gestibili, quindi ha il collo quasi tutto libero. Io la baciavo e la accarezzavo sui fianchi, lei ansimava. Le ho abbassato il vestito scoprendola fin sopra i fianchi, da dietro le stringevo i seni e baciavo sulle spalle ed il collo, a quel punto lei mi ha chiesto di spogliarmi: mi sono messo di fronte a lei e mi sono fatto togliere prima la camicia e poi i pantaloni, il mio cazzo aveva raggiunto la giusta erezione; lei inginocchiata davanti a me stava per togliermi anche i boxer, io l’ho fermata, le ho sussurrato: dopo, un po’ per volta. Quindi l’ho fatta rialzare in piedi, e a quel punto che ho preso le cinte di stoffa degli accappatoi e l’ho legata ai polsi e quindi alle due estremità della spalliera ai piedi del letto. Cosa fai? Mi ha chiesto. Lo sai cosa faccio, ti lego, a te piace essere posseduta legata e bendata, o nel frattempo hai cambiato gusti. E lei: e che volevo partecipare più attivamente. Io: lo farai, ma abbiamo stabilito che devi fare tutto quello che ti chiedo.
Ok, ha risposto Giusi
Solo a quel punto ho acceso l’abat jour sul comodino e ho aperto la porta della stanza, senza far rumore, lei non si è accorta del cambiamento. Quindi mi sono riavvicinata riprendendo a baciarla sul collo e sul seno con molta voluttà ma anche con calma. Le sussurravo nelle orecchie frasi tipo: sei eccitata? Ti piace essere leccata tutta? Scommetto che nel buio stai immaginando di scopare con uno sconosciuto, confessa. Lei: no voglio scopare con te. Ma un cazzo più grosso vorresti provarlo vero? Lei non rispondeva. Dai che lo so che il mio cazzo non è poi così grande e uno più grosso lo desideri come una cagna. Magari un cazzo di negraccio.
Intanto la suocera ancora non si vedeva.
Mi sono inginocciato davanti a lei e con la testa sotto il vestito ho cominciato a leccarle la fica, lei ha allargato le gambe, le ho sollecitato con la lingua il clitoride ormai inturgidito, muoveva il bacino in modo convulso e gemeva, dalla sua fica uscivano umori che mi bagnavano le labbra, ho ficcato la lingua dentro, la leccavo come fanno i cani, poi le ho ficcato dentro il mio naso, a quel punto mia moglie ha avuto un sussulto e si strofinava la vagina sul mio naso con foga. Mi sono rialzato, solo a quel punto ho notato che sulla porta c’era mia suocera: aveva rispettato i patti. Adesso potevo completare il mio piano.
Mia suocera in vestaglia cortissima tanto da mettere in evidenza tutte le sue gambe robuste e sode; si vedeva che sotto non aveva il reggiseno, la vestaglia era gonfia del suo seno prosperoso, a guardarla così le sue gambe nude ed il seno che gonfiava la vestaglia mi arrapavo ancora di più. Rosa stava li in piedi e guardava impietrita, le ho fatto cenno di fare un passo avanti e accostare un po’ la porta, ha ubbidito. La suocera stava ormai a soli 2 metri da noi. Il fatto che la suocera assisteva a due passi da noi, mi faceva aumentare ancor più l’arrapamento, mi piaceva guardare soprattutto le sue gambe robuste e sode, il cazzo sembrava volesse scoppiare. Mi sono di nuovo concentrato su mia moglie e ho cominciato a baciarla con foga in bocca, le ho fatto scivolare il vestito dai fianchi a terra, e mi sono tolto le mutande sussurrandole: senti adesso ho tolto anche io le mutande, lo senti il mio cazzo, mentre lo strusciavo in mezzo alle cosce, lo senti com’è duro. Sempre fissando negli occhi la suocera per vedere la sua reazione: Rosa sembrava che guardasse immobile, senza turbamenti ma ad occhi spalancati.
Giusi gemeva e si avvinghiava con le gambe visto che le braccia erano legate alla spalliera del letto.
Le sussurravo: lo senti com’è duro , scommetto però che non ti basta vorresti un cazzo più grosso, confessa troia, sei proprio una gran troia confessa che adesso vorresti un cazzo nero. Poi le ho allargato le gambe, l’ho fatta appoggiare meglio sulla spalliera ai piedi del letto e glielo ficcato dentro con decisione, e mentre spingevo ritmicamente come uno stantuffo guardavo mia suocera: aveva lo sguardo fisso ed inebetito su di noi, ma in particolare sul mio cazzo che entrava ed usciva dalla vagina di mia moglie: si, ero certo, guardava verso il mio cazzo che stantuffava la figlia. Non capivo se era un’espressione di disagio o eccitazione, ma guardava fissa il movimento del mio cazzo che stantuffava la fregna della figlia.
Io cercavo di controllare la mia eccitazione per ritardare il più possibile l’orgasmo. E intanto continuavo a stantuffare e sussurrare a mia moglie: ti piace? E lei: dai continua così, così, così, più forte, fottimi. Si, si, quanto mi è mancato.
Io: dai dimmi la verità adesso vorresti un cazzo più grosso, magari di un negraccio come quello dei vu cumprà che girano sulla spiaggia, a me lo puoi confessare.
Lei: mi basta il tuo,
Io: non è vero troia, lo so che il mio cazzo non è molto grande, adesso vorresti un cazzo più grosso.
Mentre le sussurravo queste cose aumentai la forza dei colpi, più affondavo i colpi più sentivo che godeva; ad un certo punto ha avuto un orgasmo, ne sono certo, si muoveva convulsamente e la vagina pulsava, si apriva e si richiudeva convulsamente a tal punto che mi stringeva il cazzo in modo ritmico; mentre godeva diceva: si, si, si hai ragione voglio un cazzo grosso, un cazzo grosso, che mi deve sfondare tutta, che troia che sono, voglio un cazzo più grosso, più grosso.
Allora io le ho detto: vedi che avevo ragion, sei una troia insaziabile, vorresti proprio un cazzo più grosso del mio. Quindi mi sono avvicinato di nuovo al comodino da dove ho preso una melanzana che avevo nascosto il pomeriggio. Era una bella melanzana del tipo lunga e affusolata, dura, liscia, leggermente ricurva, lunga molto più di venti centimetri e un diametro decisamente più grosso del mio cazzo.
Mia suocera a quel punto ha avuto un sussulto, quasi voleva avvicinarsi a me, forse per dissuadermi, io le ho fatto cenno di stare ferma.
Quindi mi sono riavvicinato a mia moglie dicendo: vuoi un cazzo più grosso, bene, ti accontento subito.
Le ho appoggiato la melanzana all’interno delle cosce, ormai tutte bagnate, di umori e sudore, facendola scorrere molto lentamente su e giù.
Cosa è, ha chiesto. Un cazzo di negraccio come lo desideri tu, le ho sussurrato nell’orecchio. Quindi ho cominciato a massaggiarle la vulva con la melanzana, ma senza inserirla dentro.
Cosa hai intenzione di fare ha sussurrato Giusi.
Lo sai, ho risposto.
Mi sembra grosso.
Proprio quello che vuoi
Mentre massaggiavo sentivo che la sua fregna si apriva sempre di più e pulsava. Oramai, ne ero sicuro, aveva raggiunto quel grado di eccitazione che la contraddistingue e che la porta a fare qualsiasi cosa, pure di arrivare al picco del piacere e quindi orgasmare. Continua per un po’ a premere la melanzana sulla sua vulva massaggiandola, poi quando oramai ero sicuro che mia moglie era completamente in balia dell’eccitazione, solo a quel punto, osservando prima mia suocera fissa negli occhi, ho appoggiato la punta della melanzana all’imbocco della vagina.
Cazzo, la melanzana era veramente grossa, molto più del mio cazzo, sembrava che non potesse entrare, a meno di usare violenza, ma non volevo farle male. Le ho fatto allargare bene le gambe, quindi ho massaggiato bene la vulva con la punta della melanzana facendo piccoli movimenti, lei apprezzava, si contorceva, adesso era tutta sudata e bagnata in mezzo alle gambe. Continuavo con i piccoli movimenti di aventi e dietro della punta della melanzana, ad un certo punto mia moglie, sempre sussurrando con voluttà mi ha implorato: cazzo spegni questo incendio, fai qualcosa. E’ stato così che ho dato un colpetto deciso e la melanzana è entrata dentro qualche centimetro. Mia moglie ha dato un gemito misto a piacere e forse dolore, la vagina sembrava volesse strozzare la melanzana. La strada ormai era aperta, ora bisognava vedere se la troia di mia moglie riusciva a prenderla tutta; si contorceva e gemeva, diceva cose oscene tipo: si un cazzo grosso, che bello finalmente un cazzo grosso, un cazzo di negraccio.
Allora io, eccitatissimo ho cominciato a spingere più decisamente dicendo: adesso il cazzo nero te lo ciucci tutto, e l’ho ficcato dentro più della metà. Lei: si, si, scopami tutta sconquassami la fica. Ho preso coraggio e ho spinto ancora, adesso era quasi tutto dentro, quindi ben di più di quanto fosse abituata con il mio cazzo. Adesso era lei che si muoveva ritmicamente, e mi chiese: quanto cazzone resta ancora fuori? Io risposi 3-4 cm. Allora lei mi disse: tu tienilo fermo ci penso io. Ok risposi.
A quel punto io tenevo fermo la melanzana mentre lei con movimenti ritmici prima lenti poi sempre più decisi e veloci faceva scivolare la sua fregna che avvolgeva la melanzana. Con mia sorpresa mi resi conto che un po’ alla volta la melanzana spariva tutta nella fica di mia moglie. Guardai mia suocera: aveva uno sguardo nel vuoto, ma aveva portato, forse istintivamente, le mani sulla sua fregna, non so se per proteggerla o perché eccitata.
Giusi oramai faceva tutto lei, mentre io con una mano tenevo la melanzana, con l’tra la palpeggiavo tutta. Non ci volle molto perché raggiungesse un orgasmo devastante, convulsivo.
Durante tutta questa operazione io mi sono controllato per non raggiungere l’orgasmo, anche se quella scena e la suocera che ci guardava mi aveva turbato e arrapato da morire.
Ho sciolto un nodo che legava mia moglie alla spalliera e l’ho fatta rigirare legandola di nuovo in modo tale che mi desse le spalle.
A quel punto le ho detto adesso ti prendo a pecora, ma con il mio cazzo, o sei già sazia.
Lei: no continua, sfondami come vuoi, continua, sono tutta un fuoco, scopami come vuoi tu, questa notte faccio tutto quello che vuoi, dai fottimi tutta, tutta, sfondami ancora.
A quel punto, mentre guardavo negli occhi sua mamma che era praticamente li a portata di mano, ho cominciato prima a massaggiarle la fregna ormai un lago di umori e sudore, poi l’ho fatta piegare un po’ in avanti con le sue mani appoggiate alla spalliera del letto, quindi le ho ficcato il cazzo nella fregna oramai slabbrata, appena dentro è stata lei a stantuffare al contrario e gemendo mi diceva: si scopami tutta, scopami tutta come una gran troia, mi piace ancora, si anche il tuo cazzo mi piace ancora, ancora. Mentre scopavo le ho sussurrato: sai che da qualche tempo faccio un sogno ricorrente molto arrapante ?
Quale ha chiesto lei continuando a muovere ritmicamente avanti ed indietro il culo per farsi meglio sfondare.
Sogno che mi fotto tua madre. (sempre guardando la reazione della suocera). E lei si è fermata solo un attimo e poi riprendendo a spingere il bacino avanti e dietro: sei proprio un porco depravato.
Io: anche tua madre nel sogno me lo dice, però piace anche a lei essere scopata, e poi fa dei gran bocchini come li sai fare tu, sempre nel sogno le piace essere presa a morsi sul collo sotto la nuca mentre da dietro la prendo a pecora, che troia che era, gridava si prendimi, fottimi, fottimi.
Lei: porco, porco, porco, e spingeva a più non posso.
Non ho più resistito e mi sono lasciato andare all’orgasmo, però nella fase dell’eiaculazione, potente e copiosa, ho tirato fuori il cazzo una parte l’ho diretta verso la suocera che stava a fianco e qualche schizzo ha sicuramente raggiunto la suocera che nel frattempo si era avvicinata a noi ancora di più, e per un attimo ho avuto l’impressione che la mano in mezzo alle gambe, sulla fica, non stesse ferma, ma che si accarezzasse. Ho finito di eiaculare su mia moglie. Nonostante la copiosa eiaculazione, il mio cazzo era rimasto duro ( vi ho detto che non è molto grande, ma in compenso ho due bei testicoli che mi assicurano una bella riserva di energia) a quel punto ho fatto inginocchiare mia moglie davanti a me e le ho diretto in bocca la mia verga che ha ingoiato tutta, pulendo il tutto con la lingua.
Quanto mi è mancato, diceva. Ed io: allora spompina, troia, spompina come farebbe tua madre.
Lei ha smesso un attimo e ha sussurrato: ti eccita proprio ripensare al sogno con mia madre.
Io: si, penso che scopare con tua madre sarebbe una gran bella chiavata, magari con te che guardi.
A quelle parole si è lanciata in un pompino vertiginoso, ma non potendo guidare lei con le mani ogni tanto le usciva fuori. E allora mi ha detto: slegami almeno una mano così posso afferrare meglio il cazzo e ingoiarlo tutto. Le ho risposto di no (temevo che si togliesse la benda) e l’ho assecondata spingendo il cazzo fin dentro la gola quasi a soffocarla.
La suocera guardava con espressione per me indecifrabile: un misto tra spavento ed eccitazione.
Stantuffavo il cazzo in gola a mia moglie e continuavo a guardare mia suocera, e contemporaneamente dicevo sotto voce: sei proprio una bocchinara. Volevo venirle in bocca ma nello stesso tempo conservare l’energia per una nuova stantuffata nella fica, quindi ’ho fatta rialzare le ho messo il palmo della mano sulla fica, era tutta bagnata, sussurrandole nell’orecchio: va meglio adesso, sembri una troia insaziabile. Mentre pronunciavo queste parole guardavo con voluttà negli occhi la suocera. Ti sento tutta bagnata, può bastare? Lei: ho goduto anche facendoti il pompino, ma tu no. Non ti preoccupare per me, ho risposto.
Poi mia moglie ha detto: ho timore che abbiamo fatto troppo casino, non vorrei che ci avessero sentito i miei genitori.
Ed io: tranquilla, non ci ha sentito nessuno. Poi se dovesse arrivare tua madre scopiamo anche lei, così si avvera il sogno.
A quel punto mia suocera si è girata ed è andata via. Io prima ho esitato, poi ho detto a mia moglie che avevo un urgente bisogno di andare in bagno, che avremmo ripreso subito dopo. Sono uscito dalla stanza, mia suocera era già entrata in camera sua, ma la porta era socchiusa, sono entrato, il suocero russava a tutta forza, lei ancora in piedi non si era messa a letto. L’ho presa per un braccio e l’ho trascinata fuori, chiaramente non avrebbe fatto nessuna resistenza a rischio di svegliare il suocero e di fare insospettire mia moglie. Siamo entrati in bagno che era nella parte opposta della camera da letto dove dormivo io e mia moglie, ho chiuso la porta e ho sussurrato a mia suocera: brava Rosa hai mantenuto la promessa, visto che troia è tua figlia, non si sazia mai, hai visto che cazzo (melanzana) ha preso, quella si farebbe scopare alla grande dai vu cumprà, ne sono sicuro, e che pompini che fa. Peccato che tu non me l’hai data.
La suocera non diceva parola ma mi fissava negli occhi, non riuscivo a decifrare la sua espressione. Mentre la fissavo negli occhi le ho sollevato con una mano la vestaglia: non aveva le mutande, nel palmo della mano ho racchiuso la sua fessa, il tappeto di peli che avvolgeva la sua fica era tutto bagnato, la suocera si era eccitata nel vedere me scopare la figlia, ma forse ancora di più quando ha visto che capacità che ha la fregna della figlia e che troia è.. Ho ficcato prima due poi tre dita nella vagina, era caldissima, Rosa tremava, con l’altra mano le ho afferrato il collo e ho cominciato a baciarla con voluttà ficcandogli la lingua in bocca. Intanto con le dita stantuffavo con violenza, istintivamente mi ha preso il cazzo e lo stringeva, lo stantuffava. Le ho sussurrato all’orecchio: ti supplico fammi scopare. Lei: no ho detto fottiri no. A quelle parole ho spinto con più violenza e più ritmo le mia dita nella fica, dopo qualche colpo lei si è ripiegata su se stessa, tutto sommato stava godendo. Il palmo della mia mano era completamente bagnato, mi sono pulite le mani sul suo seno dicendole: per me finisce qui, visto che hai mantenuto la promessa.
Ho aperto la porta del bagno e sono tornato in camera da letto.
Sono rientrato in stanza arrapato più di prima, per altro in tutto ciò che era successo ero venuto solo una volta, per cui avevo ancora le palle abbastanza piene. Volutamente ho lasciato la porta socchiusa, ho spento l’abat jour, ho slegato mia moglie, le ho tolto la benda, l’ho sbattuta di pancia sul letto, senza dire una parola le ho allargato le gambe e messo un cuscino sotto la pancia per sollevare bene il bacino, ho puntato il glande verso il culo, ho provato, ma non riuscivo a penetrarla nel culo. Allora ho puntato alla fica che sembrava ancora pulsare, e ho affondato con decisione: chiaramente era abbastanza lubrificata e slabbrata dalla melanzana, per cui il cazzo scivolava dentro che era una bellezza, stantuffavo con violenza mentre con le mani sui fianchi la tiravo verso di me. Volevo farla gemere, godere in modo che la mamma sentisse i suoi gemiti. Mi sono concentrato per resistere al massimo mentre stantuffavo. Dopo un po’ sempre senza smettere ci siamo messi su un fianco e sempre io dietro, la stavo scopando alla grande, con colpi molto violenti, dopo la grossa melanzana figuriamoci il mio cazzo come entrava dentro, anche i coglioni sembrava stessero per entrare nella vagina. Giusi si stava lasciando andare, gemeva. Si, le dicevo, godi, godi come una troia, quindi con una mano ho cominciato a sollecitare il clitoride mentre da dietro continuavo a stantuffare con violenza. Fu a quel punto che i suoi gemiti e mugolii si sono trasformati in gridolini. Ed io le dicevo si godi, grida troia godi, sentivo che montava il suo orgasmo, infatti dopo poco mi ha inondato di umori il cazzo e le dita che le masturbavano il clitoride. Solo a quel punto ho liberato il mio orgasmo e anche volutamente non mi sono trattenuto nell’emettere mugolii di piacere. Sono convinto che la suocera ha sentito. Ero spossato, mi sono rigirato sul letto e per qualche minuto ho ripreso fiato.
Dopo un po’ mia moglie mi ha detto: sono stata bene, anche se forse siamo andati oltre con i giochi e con la fantasia, in ogni caso purché la fantasia resti fantasia non nuoce a nessuno, guardandomi negli occhi in modo interrogativa.
Io le ho chiesto se si sentiva appagata o se dovevamo continuare, perché qualche residua riserva l’avrei trovata (anche se non ne ero affatto sicuro). Si è avvicinata mi ha dato un bacio sulla bocca, con una dolcezza tale che ormai avevo dimenticato, e ha detto: per me va bene così, mettiamoci a dormire che domani ci tocca partire.
Con mia suocera ho mantenuto la promessa: a) non ho più cercato di scoparmela, né molestata in alcun modo. Anche se quando penso a quello che è successo, da una parte mi vergogno, mi sento un depravato, d’altra parte quando ci ripenso, a volte mi eccito e confesso che qualche volta mi sono masturbato pensando a lei, la cosa che ancora adesso mi eccita e quando penso a come gemeva quando la mordevo sotto la nuca, si eccitava e gemeva come una gatta; b) con il tempo ho ripreso un rapporto “normale” con mia moglie, anche se ancora oggi sono convinto che quel famoso natale mi abbia cornificato con il suo ex, ma io non sono stato un santo, quindi con il tempo la ferita diciamo che c’è, ma fa meno male.
P.S.: se avrò voglia un giorno vi racconterò a cosa è legato il flash dei ricordi di infanzia e gioventù che ho avuto quando la suocera mi ha messo le dita nel culo.
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